La mia avventura nella redazione di questa bellissima rivista continua... in questo numero, che vi consiglio di leggere con l'attenzione che merita, a pagina 38 intervisto Ivan Cattaneo... che ringrazio ancora per la grande professionalità e la disponibilità dimostratemi da subito.
Buona lettura!
sabato 23 febbraio 2013
mercoledì 20 febbraio 2013
Intervista a Micaela Guerrini
Abbiamo oggi con noi, la scrittrice Micaela Guerrini, mamma di un bimbo Etiope che attende di diventare nuovamente madre!
Benvenuta, Micaela!
Innanzitutto, ti chiedo di raccontarci di questa esperienza come madre adottiva, che immagino possa celare un universo di emozioni e di difficoltà, se ti va di condividerla con me e con i miei lettori…
Micaela Guerrini |
L’esperienza della maternità è per me un dono in qualunque forma sia. Ogni bimbo che scende sulla terra ha bisogno di aiuto e sostegno per crescere e sviluppare, da adulto, tutti i suoi talenti e potenziali. Aiutare mio figlio a esprimere se stesso pienamente, a essere in contatto e rispettare la sua interiorità è per me un compito magnifico e difficile. Penso che ognuno arriva nel mondo per un motivo preciso, con uno scopo personale ed è mio dovere e onore accompagnare e sostenere mio figlio in questo viaggio. Scrivere favole, ora che sono madre, è un aiuto alla sua educazione.
La copertina del tuo libro e diversi disegni all’interno dello stesso, sono stati creati dal tuo bambino. E’ stata una tua idea?
Sì, è una mia idea accolta con entusiasmo da lui. Era ed è, importante per me costruire qualcosa di significativo insieme. Qualcosa che ci unisse e ci facesse incontrare sempre di più. Ogni sera, d’altronde, gli leggo favole e fiabe per nutrirlo di immagini interiori e ridestare forze nascoste nella sua anima. Mi piace come usa i colori e li accosta, le sue tinte sono vive e calde. E’ stato bello creare insieme e osservare quali immagini nascevano in lui ascoltando le mie favole.
Lavori in un asilo nido, come coordinatrice e sei naturopata e floriterapeuta, inoltre ti appassiona la Danzaterapia e pratichi Yoga. Come riesci a farti bastare le 12 ore diurne della giornata?!
Aggiungi anche che ho bisogno di parecchio tempo per me stessa. Per ascoltarmi, nutrirmi, caricarmi di buona energia e ripartire rigenerata. Cerco di farcela, come facciamo noi tutti presi dai mille impegni quotidiani. D’altronde ognuna di queste attività esprime una forza potente dentro me che vuole vivere e concretizzarsi. Sono energie che lasciate lì, assopite, potrebbero creare disagi e frustrazioni perché inascoltate. Tento di vivere un giorno per volta, cercando di integrare tutto ciò che sono in tutto ciò che faccio. E così, per esempio, porto le mie favole ai bimbi de “Il nido di Dodo” dove lavoro. Oppure le uso con le persone che chiedono il mio sostegno come naturopata.
C’è ancora qualcosa di cui ti occupi, quando non scrivi? (Chissà perché ho sentore che la risposta sarà affermativa…).
Mi occupo della mia evoluzione e di quella di chi mi sta accanto. Mi occupo di ciò che può portare calore e nutrimento, dal lavoro a maglia (decisamente non perfetto) alle coccole al mio gattino. E poi c’è la casa, mio figlio, mio marito che sono i saldi sostegni che mi accompagnano e riempiono la mia vita.
Ora, ci vuoi parlare del tuo libro “Salta fuori favolina”? E’ rivolto al solo mondo dell’infanzia o credi che potrebbe essere utile anche a noi cosiddetti adulti?
Salta fuori favolina |
Scrivo favole da quando ero piccola. Ogni tanto qualcuna salta fuori dalla mia fantasia e mi mette fretta affinché la scriva sulla carta. Una notte ad esempio, un grillo cantava fuori dalla finestra e dentro di me ha iniziato ad affacciarsi prepotentemente una storia con tutti i particolari…e niente da fare, per poter dormire e godere il mio sonno ho dovuto prima alzarmi e scriverla. Così è nato il racconto “La direttrice d’orchestra” presente nel libro.
Alcune favole invece le invento insieme a mio figlio (questo sarà il tema della mia prossima raccolta).
“Salta fuori favolina” è frutto di racconti nati in tempi diversi. Ma quasi tutti nascono dal mio percorso di formazione in Psicosintesi, che insegna a dar voce ai nostri personaggi interiori ricchi di magia e storie feconde. In questo senso possono essere indicate anche per i grandi. Quando siamo spossati e a volte svuotati dagli impegni quotidiani ascoltare o leggere favole ci rinfresca e rinfranca. Ci ravviva animicamente e la fantasia inizia a bussare dentro noi. Emergono involontariamente intime immagini che si uniscono, parlano fra loro e ci portano in uno stato di sogno da svegli, in uno stato di coscienza “altro”.
I miei racconti sono semplici, ambientati nella natura, come la Gaia Rosina che sulle sue ali ha tutti i colori del mondo, o Sbriciolo, un coniglio molto strano, che ama starsene appollaiato sui rami degli alberi, o ancora, come gli animali notturni del bosco che animano la notte con il loro concerto sonoro. Ai bimbi e ai grandi che le hanno ascoltate sono piaciute molto,e questo mi rende felice.
Piccola pubblicità.
Sono presente su Facebook con il mio nome o con Il Nido di Dodo. Il libro si può anche trovare su: www.amazon.it, www.ibs.it, www.Bol.it, www.libreriauniversitaria.it.
Progetti per il futuro… immagino moltissimi, vero?
Ci sono, ma chiusi ancora nel cassetto. Sicuramente un mio prossimo libro. Sapere che i personaggi delle mie favoline vanno in giro per il mondo mi rende piena di gioia. Loro hanno voglia di raccontare e sanno che ci sono tanti bambini felici di ascoltarli. Sì, è una gioia profonda.
Grazie infinite per essere stata con noi ed averci svelato tutto il tuo magico mondo interiore. Alla prossima occasione!
Roxie
Grazie a te Rossana, ciao a tutti!
(Ricordo a chiunque volesse avere il suo spazio/intervista su questa stessa pagina che mi può scrivere a: info@roxieplace.com)
lunedì 18 febbraio 2013
Progetto "Non riesco a saziarmi di libri" di Francesca Giuliani
Amici e lettori, oggi sono lieta di proporvi un’intervista un po’ diversa dal solito, per promuovere l’ambizioso progetto di una giovane amica scrittrice, Francesca Giuliani.
Benvenuta, Francesca!
Siamo qui per annunciare ai colleghi, a chi ama leggere, scrivere, agli appassionati del mondo dell’editoria, insomma, il tuo progetto denominato “Non riesco a saziarmi di libri”. Ma prima di tutto, racconterei qualcosa di te, cosa ne pensi?
Va benissimo!
Chi è, Francesca Giuliani?
Sono una ragazza di 21 anni e amo tutto ciò che riguarda il mondo dei libri. Meglio di così non credo di potermi descrivere. La mia vita ruota da sempre intorno a quei fantastici tomi che giorno dopo giorno riescono a donarmi tante emozioni e a farmi crescere. Tutti i miei studi e i miei sforzi si sono sempre incanalati su questa grande passione.
Le tue esperienze giornalistiche variano dalla collaborazione con la tv online “UniromaTv”, alla cura di articoli relativi al mondo della letteratura sul Blog “Il post online”, fino al Blog “Passione Lettura” per il quale hai redatto articoli quotidiani legati alla letteratura italiana, europea e americana. Raccontaci che tipo di esperienze sono state…
Sono state tutte esperienze molto diverse fra di loro. Per UniromaTv ho iniziato a lavorare come stagista circa un anno e mezzo fa, quando cercavo un lavoro che potesse esprimermi al meglio. Un tempo ero molto timida, ma riuscire a parlare davanti a un microfono e una telecamera mi ha sbloccata e mi ha resa più sicura di me. Contemporaneamente mi è stato proposta una collaborazione a “Il post online”, in cui mi dovevo occupare solo di qualche articolo qui e là. La vera svolta è arrivata con "Passione Lettura". Scrivere queste parole, e chi mi conosce lo sa, non è facile. Il progetto è nato da una mia idea ed è stato realizzato da un altro ragazzo, che tuttora gestisce il sito insieme ad altri blog. Ho lavorato a Passione Lettura occupandomi di tutto quello che c’era da fare: gestivo le interviste, le recensioni, organizzavo il personale, editavo i manoscritti, facevo da relatrice alle presentazioni e organizzavo eventi. Riuscivo a scrivere anche 4 articoli al giorno, sabato e domenica inclusi, senza contare il tempo passato a leggere gli scritti degli autori. Ma verso ottobre qualcosa si è incrinato e non riuscivo più a gestire la situazione, che stava diventando sempre più pesante. Con un grande peso sullo stomaco mi sono trascinata fino a novembre, quando ho capito che dovevo andarmene, che non mi sentivo felice così. Ho pianto per giorni e non ti nascondo che qualche lacrima sta scendendo anche ora. Ma la scrittura è un po’ arte e un po’ spettacolo, e come dicono gli americani “the show must go on”. Così ho cercato di tirare avanti facendo quello che sapevo fare. Strano a dirsi, nel momento esatto in cui mi sono licenziata ho sentito il peso sullo stomaco svanire e moltissime persone mi sono state vicine nei momenti meno facili da superare. E non parlo solo dei miei amici di vecchia data: mi riferisco anche ai miei colleghi che hanno deciso di licenziarsi una volta che io me ne ero andata, agli scrittori, agli editori, ai correttori di bozze e ai giornalisti. Ognuno di loro mi ha dato una mano ad andare avanti. Le prime due settimane sono state… tristi. Sì, non c’è altra parola per descrivere quello stato. Ma non ero triste per me: lo ero per le persone che mi chiedevano “e ora io a chi mi posso rivolgere se non a te?”. E fidatevi se vi dico che in molti me l’hanno detto. Scossa dal torpore mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a progettare un qualcosa che fosse tutto mio, con i miei tempi, le mie decisioni, le mie idee. Ho creato una pagina su Facebook "Non riesco a saziarmi di libri" con l’idea di farla diventare la base d’appoggio per il mio futuro sito.
Dall’ottobre del 2012 collabori come promotrice con la casa editrice Butterfly. Hai organizzato alcune presentazioni di libri, svolgendo anche il ruolo di relatrice. Come ti sei trovata ad introdurre colleghi scrittori? Voglio dire, come ti sei sentita in questo ruolo?
Ci tengo innanzitutto a dire che non organizzo presentazioni solo per la Butterlfy ma per tutti gli autori (anche indipendenti) che me ne facciano richiesta. Tornando alla domanda, è una delle cose più emozionanti che si possano fare! Mi diverto molto nel ruolo di presentatrice e cerco sempre di mettere a suo agio lo scrittore che intervisto, perché una volta mi ha intervistata un giornalista davvero incapace e per me è stato davvero difficile. La cosa più importante, secondo me, è far divertire il pubblico.
Ma torniamo al tuo nuovo progetto, il sito “Non riesco a saziarmi di libri”. Come nasce, questa bella iniziativa?
Come ti accennavo, è nata da una grande voglia di rivalsa interiore.
Di cosa ti occuperai, all’interno del sito e da quando partirai ufficialmente?
Dal primo marzo verranno pubblicati gli articoli sul sito Non riesco a saziarmi di libri. Mi occuperò di editing di primo e di secondo livello, ghost writing, recensioni, interviste, organizzazioni e pubblicità di eventi, lezioni di grammatica e tanto altro ancora. Per i maturandi di quest’anno ci sarà anche una bella iniziativa, perché credo sia sempre un bene aiutare chi si trova alle prese con la scrittura e non la padroneggia in modo eccellente.
Benissimo, grazie per tutte le preziose informazioni che ci hai dato in anteprima e chissà che non vorrai ospitarmi, magari con un’intervista!
In bocca al lupo!
Roxie
Grazie a te! Per me sarà un piacere ospitarti!
sabato 16 febbraio 2013
Il nuovo romanzo di Erika Corvo
Ricorderete, l'ho intervistata tempo fa... oggi ho il piacere di annunciarvi che è uscito il suo nuovo romanzo:
Tutti i Doni del Buio
di Erika Corvo
Sinossi
E’ il secondo racconto della serie Post-atomica che ha avuto inizio con “Blado 457 Oltre la Barriera del Tempo”. Si racconta di un ipotetico futuro, in cui la Terra è stata sconvolta da un conflitto atomico. La razza umana è stata decimata e sono venute a crearsi razze mutanti semiumane, ognuna con caratteristiche differenti. In questo romanzo i protagonisti semiumani sono gli Shakars, i Signori del Buio: spaventose creature carnivore, feroci e crudeli, che si trovano a popolare boschi e foreste, contendendo il territorio agli umani.
Ma siamo sicuri che la razza più feroce non sia ancora quella umana, costantemente avida di profitto ad ogni costo, ipocrita e xenofoba?
Lascio la risposta ai lettori.
giovedì 14 febbraio 2013
Il mio augurio di amore
Che crediate o no nella necessità di avere un giorno istituzionale in cui celebrare l'amore, auguri!
A chi ama ed è riamato
a chi è saturo di amore e non è in grado di darne
a chi vorrebbe tanto essere contraccambiato
ma non è capace di smettere di amare...
a chi ama, indipendentemente da tutto e da tutti
a chi ha capito che amare è importante e
non importa chi, che cosa e quanto.
Buona giornata di AMORE!
Selene Lungarella, dolcissima interprete di talento
ed il suo nuovo singolo, "In mente"
... e amore sia, ovunque!
mercoledì 13 febbraio 2013
Sussurri di parole il blog di Antonella Sgueglia: "Una favola per Asia" di Rossana Lozzio
Recensione da leggere!
lunedì 11 febbraio 2013
Intervista a Fabrizio Ago
Sono molto felice di ospitare, oggi, il collega della redazione di “Espressione Libri”, nonché grande scrittore, Fabrizio Ago.
Benvenuto, Fabrizio!
Innanzi tutto consentimi di dire, Rossana, che mi fa molto piacere essere qui, ospite del tuo blog e che sono prontissimo a rispondere alle tue domande. E poi tanti cari saluti a tutti gli amici di "Espressione Libri".
Fabrizio Ago |
Sei nato a Torino e da qualche anno, vivi a Toronto, in Canada. Sono molto curiosa e credo anche i miei lettori, di sapere come hai maturato questa scelta e se ti va di raccontarcelo, come ti trovi in quella che dev’essere una splendida città. Posso chiederti di parlarcene?
Dalla metà del primo decennio del 2000 mi sentivo alquanto demoralizzato per la situazione economica, ma soprattutto socio-culturale in cui versava il nostro Paese (ed ancora versa, come dimostrato da questa assurda campagna elettorale) e da tempo pensavo di andare a vivere altrove, se non per sempre, almeno per un lungo periodo.
Aspettavo solamente di raggiungere l’età pensionabile. Poi la mia compagna ha avuto la proposta di venire per lavoro qui a Toronto, città civilissima, dove tutto funziona, dall’amministrazione, ai trasporti pubblici, al sistema sanitario, e dove la corruzione è agli ultimi posti nelle statistiche mondiali. Ci è così sembrata un’occasione da non mancare.
Non è una città inquinata e questa non è nemmeno una zona fredda, come comunemente si crede. Da quando siamo arrivati ad esempio non abbiamo mai visto “un bianco Natale”. Vi si può circolare in assoluta sicurezza sia di giorno che di notte, vi è piena libertà di stampa e di opinione, gli stranieri sono sempre ben accolti. I pedoni sono considerati dei cittadini e non un fastidio e per strada hanno sempre la precedenza, agli anziani vengono riconosciute particolari agevolazioni e vengono generalmente considerati con rispetto. Tutto si risolve rapidamente per telefono e le lungaggini burocratiche non si sa proprio cosa siano.
Inoltre io, che non pratico molto sport, anche senza troppo allontanarmi (non abbiamo macchina), ho la possibilità di fare lunghe passeggiate completamente immerso nella natura, tra boschi, fiumi e laghi, incontrando animali ed uccelli di tante specie.
I musei, la mia passione, sono poi molto belli, modernissimi e ricchi di splendide collezioni. Le biblioteche ben funzionanti e dotate di interessanti facilities, come stanzette private per i lettori. Alla Robarts Library ho avuto la sorpresa di constatare come abbiano nel catalogo miei libri, anche in italiano, pubblicati in anni più o meno recenti.
Le distanze infine, rispetto ai nostri cari rimasti in Italia, non sono terribili. In otto ore con volo diretto, si arriva comodamente a Roma. Anche altri Paesi, dove ho occasione di andare per convegni, li posso raggiungere facilmente. Due anni orsono sono andato a Shanghai, ed anche in quel caso con un comodo volo diretto.
Sei padre di famiglia, ora anche nonno… architetto, esperto della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri. Mamma mia, quante belle esperienze… ci racconti qualcosa della tua vita?
Quando mi sono laureato, subito capii che la professione in Italia poteva essere praticata solo con grandi compromessi ed entrando nella cerchia di qualche gruppo politico. Preferii così prendere la via dell’estero, ed in particolare andai a lavorare nell’Africa sub-Sahariana, di cui ho conosciuto diversi Paesi. Ho poi lavorato per un breve periodo per l’UNDP (Nazioni Unite), sempre in Africa, ed infine sono approdato alla Cooperazione allo Sviluppo. Qui proposi la creazione di un settore per il Patrimonio culturale e, dopo alcune iniziali diffidenze, le mie idee vennero molto apprezzate. Contemporaneamente i miei ambiti di intervento si sono spostati ed ho cominciato a viaggiare sempre di più tra Mediterraneo, Paesi della ex-Jugoslavia e Cina.
Da sei anni sono in pensione, ma continuo a non fermarmi ed a viaggiare, per convegni, seminari, premiazioni. Tra qualche mese, ad esempio, dovrò andare per importanti riunioni in Brasile, Paese che in America Latina ancora mancava al mio appello (per lavoro ero stato solo in Uruguay).
Cosa dire poi della mia vita privata? Mi ero sposato nel 1968 ed avevamo avuto due bei bambini (maschi). Poi le cose non andarono bene e divorziammo. Diciamo che la mia vita sentimentale è stata abbastanza burrascosa, con anche ripercussioni di tipo giudiziario, fino a quando ho conosciuto la mia attuale compagna, con cui convivo in piena armonia e con reciproca soddisfazione, da più di dieci anni.
Nel frattempo i miei figli sono cresciuti, si sono più o meno ben sistemati ed entrambi mi hanno fatto il bel dono di un nipotino. Prima una nipotina, che vive a Milano, e da due anni, un nipotino che vive a Roma, e che mi ha tra l’altro fatto la gradita sorpresa di nascere proprio nel giorno del mio compleanno. Loro sono ancora piccoli per affrontare un viaggio da soli e venire a stare in Canada con il nonno, e così io mi organizzo per andare almeno due o tre volte l’anno a trovarli, con ovviamente tappe sia a Milano che a Roma.
Sempre a proposito di questa vita interessante, sotto la tua supervisione sono state progettate le ristrutturazioni di importanti complessi, come il Museo Egizio del Cairo, i Musei Nazionali di Teheran, Damasco, Aleppo, Belgrado, ed i musei Regionali di Ebla e dello Shaanxi (Cina). Che ci racconti, di queste meraviglie?
I musei e le biblioteche sono praticamente sempre stati la mia passione. Così ero stato molto felice di potermi dedicare a loro anche progettandoli, studiandone ristrutturazioni ed allestimenti, contribuendo a formarne il personale. Nel quadro del mio lavoro alla Cooperazione allo Sviluppo sognavo poi di poter in qualche modo “mettere la bandiera” del nostro Paese su almeno venti musei e biblioteche presso tutte le latitudini. Purtroppo poi le cose non sempre sono andate come avevo auspicato.
Al di là di indiscutibili successi come il Museo dei Manoscritti miniati o l’aggiornamento professionale del personale dei Musei della Serbia, le delusioni non sono purtroppo mancate. Il progetto per il Museo archeologico di Teheran, ad esempio, è stato accantonato dalle locali Autorità in quanto non ospita collezioni islamiche, le uniche per loro degne di essere preservate ed ammirate. A Xian (nello Shaanxi) cosa vi era di meglio se non cinesizzare il progetto al termine del nostro intervento?
Ma quello che è peggio è il non sapere cosa ne sia dei lavori effettuati al Museo di Damasco, in quella martoriata città, abbandonata dalla comunità internazionale. Ebla (Idlib) esiste ancora? La situazione è poi tanto diversa al Cairo? Ti prego di scusarmi, Rossana, ma si tratta di ricordi ancora troppo freschi e dolorosi. Preferirei quindi, se non ti dispiace, passare ad un’altra domanda e non dilungarmi più oltre su questo argomento.
Notte al Museo di Castelvecchio |
Veniamo alla scrittura… sei autore di numerosi libri ed articoli su temi dei musei e il tuo ultimo romanzo, pubblicato nel 2012, è “Notte al museo di Castelvecchio”. Ce ne parli?
Sono da sempre stato affascinato dalla scrittura, sia quella degli altri che quella mia potenziale. Adoravo poi le tipografie (che una volta erano ben diverse, con ancora la composizione a mano o linotype). Il mio lavoro mi lasciava tuttavia modesti margini da dedicare ai libri. Nel corso di tutta la vita professionale, ho quindi praticamente prodotto solamente manuali, dispense universitarie, testi monografici su siti archeologici o su musei. Ne ho scritti oltre venti. Poi mi è venuto il desiderio di dedicarmi ad una scrittura “più leggera”.
E’ così nata dapprima una ricerca bibliografica su come il museo viene raccontato nei romanzi, negli articoli di giornale, nei blog (che splendide giornate passate nelle varie biblioteche romane, da quelle generiche alla specialistiche come quella sul teatro). E poi una ricerca ed interpretazione degli atti delittuosi che sempre più di frequente vengono commessi all’interno dei musei. Ho censito molte tipologie di delitti, ben oltre quello del furto di opere d’arte, che vanno dall’omicidio, alle intimidazioni mafiose, allo stupro, al traffico di droga. Nel raccontarli mi piaceva in particolare immaginare che i musei fossero in qualche modo in grado di comunicare con degli umani, dotati ovviamente di una particolare sensibilità. In un brano mi è ad esempio piaciuto raccontare di un museo che, attraverso il dialogo, riusciva a curare una ragazza anoressica.
Ma ancora non ero del tutto soddisfatto. Era alle opere esposte nei musei che avrei voluto dar vita.
Cercare di cogliere cosa loro provino, sentano, come guardino a noi umani, se con simpatia o con distacco, se con senso di complicità od all’opposto di grave disagio.
Mi è quindi capitato di andare due volte al Museo di Castelvecchio a Verona, e qui mi si è come accesa una lampadina. Innanzi tutto si tratta di un museo magico, con l’architettura medievale, misteriosa ed armonica ad un tempo, meravigliosamente restaurata da Carlo Scarpa. In una sala, che subito mi rimase cara, sono poi esposte solo trenta opere, quadri e sculture gotiche del Tre e Quattrocento, tutte bellissime e nell’insieme ben conservate.
Ho così provato a sintonizzarmi con loro, a studiarle una ad una, non per ammirane la fattura, ma per carpirne i segreti. E’ abbastanza semplice immaginare che parlino, anche che facciano commenti e persino pettegolezzi sui visitatori. Sì, ma poi cos’altro? Così tornai ancora diverse volte al museo e continuai a scrutarle attentamente quelle opere, in un iniziale quadro di sospetto, che poi presto si mutò in affettuosa complicità e divertimento, da parte dei custodi.
Provano sentimenti le opere d’arte? Possono innamorarsi, covare nell’intimo un forte desiderio di fuga, vantarsi di proprie capacità e conoscenze, forse inventate, diffamarsi a vicenda? E come possiamo immaginare che comunichino (o parlino)? Che tipo di cultura hanno, a parte le due o tre opere sapientone, che ricordi e segreti nascondono? E quando parlano o ricordano, i messaggi che trasmettono sono quelli del personaggio rappresentato dall’opera d’arte, o quelli della stessa opera, per come venne plasmata o dipinta da un mastro medievale?
Tutto questo mi affascinava enormemente. E tali sensazioni ed emozioni ho provato a raccontare con: “Notte al Museo di Castelvecchio”. Se poi da domani i lettori ne ricaveranno un sentimento diverso, più diretto per le opere esposte nei musei, di simpatia, ma anche di fratellanza (se posso permettermi questo termine), allora il mio obiettivo sarà stato davvero raggiunto.
Diciamo che ho un solo cruccio. Ora sono lontano dall’Italia e gli editori con cui pure prima avevo operato, sembra si siano dimenticati di me. O non siano più interessati alle mie opere. “Notte al Museo di Castelvecchio” premeva però per uscire, e così sono ricorso al self printing. In compenso ho avuto la possibilità di impaginare il libro come più mi piaceva.
Cosa stai progettando, in questo inizio del 2013?
Quando i miei figli erano piccoli, la sera raccontavo sempre loro delle storie, che in genere inventavo al momento. Ma non avevo mai avuto occasione e tempo per trascriverle. E in fondo non mi interessava nemmeno troppo. Ora però ho due nipotini e sono lontano. Mi è venuta così l’idea di scrivere per loro dei racconti, ovviamente ambientati qui nell’Ontario: “Racconti dello Scoiattolo stanco”. Dei racconti diversi, non moraleggianti, come le fiabe tradizionali. Dei racconti privi poi di lieto fine, anzi spesso con un finale che lo stesso lettore deve costruirsi.
A fine mese andrò in Italia ed oltre alle visite ai nipotini, mi rintanerò per qualche giorno a ricaricarmi nella mia casetta di Procida, dove grazie all’ispirazione del Vesuvio e del mare, che vedo dalla finestra del mio studio, sono certo che prenderà piede un nuovo libro di racconti. Ne ho già in mente alcuni, come uno sui limoni dipinti dal nipote di Cézanne. Ho già anche un’idea per il titolo: “Racconti dell’albero secco”, un albero con cui eravamo divenuti amici, che al tramonto si tingeva di rosso e che poi l’anno scorso è stato purtroppo abbattuto. Vedremo cosa ne uscirà.
Per quanto riguarda i delitti nei musei, negli anni scorsi ho scritto due volumi e ritenevo l’esperienza conclusa. Ma quasi ogni giorno continuo a registrare nuovi casi, come l’occupazione di musei da parte di disoccupati che cercano così di avere voce, o come le truffe, od ancora l’abuso di potere, che di recente si è materializzato in un importante museo parigino, con l’allontanamento dalla struttura di alcuni visitatori, in quanto sarebbero stati giudicati troppo poveri. Così sto pensando, per ora solo riflettendo, ad un terzo libro, incentrato unicamente sui casi di corruzione, abusi e disagio sociale, non necessariamente a valenza penale.
E poi non vi sono solo i libri. Vi è sempre tanto altro da fare. Ma penso che per oggi basti quanto ho detto.
Per altri dettagli sui libri di Fabrizio e per leggerne dei brani, potete visitare il sito: http://fabrizioago.altervista.org, mentre per la sua attività professionale, potete visitare il sito: http://fabrizioprof.altervista.org.
Grazie infinite, Fabrizio, per avermi concesso l’onore di essere mio ospite. A presto!
Grazie a te, Rossana, per questa tua graditissima ospitalità. Spero solamente di non aver annoiato te ed i lettori con questi miei ricordi personali, ma di aver piuttosto stimolato in tutti un poco di amore in più per i musei e le biblioteche.
(Ricordo a chiunque volesse avere il suo spazio/intervista su questa stessa pagina che mi può scrivere a: info@roxieplace.com)
domenica 10 febbraio 2013
"Una favola per Asia" debutta a Milano!
Vi aspetto, con immensa gioia e molta emozione, amici miei... so per certo che potremo condividere una serata da ricordare!
Per informazioni sull'evento: info@roxieplace.com
giovedì 7 febbraio 2013
Intervista a Viviana Picchiarelli
E’ nostra
ospite, oggi, la scrittrice Viviana Picchiarelli.
Benvenuta,
Viviana!
Viviana Picchiarelli |
Nella tua
biografia, si legge che rispecchi in maniera quasi
imbarazzante i tratti distintivi del tuo segno zodiacale, l’Acquario. Ci
racconti, quindi, come sei?
Grazie mille, Rossana! Vediamo un po’,
da dove posso iniziare per raccontarvi qualcosa su di me? Sicuramente sono una
persona sincera, mai ipocrita, nel bene e nel male, altruista e mentalmente
dinamica, insofferente alle imposizioni e ai legami che soffocano, tendenzialmente
ansiosa e ansiogena. Pretendo tanto, forse troppo da me stessa, sono poco
indulgente e mi aspetto molto anche dagli altri e quando le aspettative vengono
tradite non mi vergogno a dire che il rancore e il risentimento la facciano da
padrone. Come la maggior parte degli Acquario, poi, sono inevitabilmente
vanitosa, amo i complimenti e gli apprezzamenti, sempre, però, con un
retrogusto ironico che mi consente anche di prendermi in giro.
Quali sono le tue passioni più grandi?
Nasco “ballerina”, nonostante un fisico non propriamente all’altezza (forse
sarebbe meglio dire “alla magrezza”), ma
a causa di qualche problema di salute, ho dovuto appendere le punte al
chiodo. Parliamo di quasi vent’anni fa ormai e da allora ho cercato dei
“surrogati” per placare la mia febbre da palcoscenico: salsa, merengue, tango,
flamenco, liscio, ma senza riceverne in cambio la soddisfazione sperata.
Parallelamente ho coltivato un amore viscerale nei confronti dei libri, prima
come lettrice e quindi come autrice.
Sei imprenditrice nel campo dell’internazionalizzazione e della
localizzazione linguistica. Di cosa ti occupi?
Mi occupo di traduzioni,
interpretariato, consulenza per l’internazionalizzazione. Sono socia di
un’azienda, la Verto Group Srl, che supporta grandi gruppi industriali, PMI,
enti pubblici e privati a posizionarsi sui mercati esteri.
Alcuni tuoi racconti sono stati pubblicati nelle raccolte antologiche
TRACCE a cura di Costanza Bondi (Bertoni Editore), KRONOS (Onirica Edizione) e
L’ANTOLOGIA DELLA STRONZA (Occhi di Argo Editore), 77, LE GAMBE DELLE DONNE
(Braviautori.it – di prossima pubblicazione). Vuoi raccontarci qualcosa in
particolare, magari, di un paio di questi racconti?
Sono tutti racconti a cui sono
particolarmente legata, il caso ha voluto che in ognuno di essi raccontassi di
donne, della loro straordinaria natura, sfaccettata e poliedrica, delle lotte
quotidiane che devono affrontare, talvolta anche contro se stesse. I diversi
progetti, poi, mi hanno permesso di mettermi alla prova con diversi generi, da
quello drammatico a quello introspettivo, passando per quello ironico.
Reale virtuale |
Nel 2012, hai pubblicato “REALE VIRTUALE – RITRATTI DI DONNE NELL’ERA
DIGITALE”, a cura di Costanza Bondi (Bertoni Editore), dieci storie di donne
che intrecciano i propri ritratti con la tecnologia. Ce ne parli?
Volentieri! Si tratta del primo progetto
interamente firmato da me, dieci racconti di donne che intrecciano i propri
ritratti con la tecnologia, presenza talvolta discreta, talvolta ingombrante,
ma rispetto alla quale, sostengo da un po’, non è più possibile sottrarsi
completamente. Il fil rouge della tecnologia, però, è servito principalmente
per trovare un filo conduttore che mi consentisse di affrontare tematiche
sempre attuali declinandoli in un’ottica contemporanea, in cui si fa fatica a
distinguere i confini tra il reale e il virtuale.
Programmi per il futuro?
Nell’immediato, parteciperò a
un’antologia poetica in occasione dell’8 marzo, sempre edita da BERTONI
EDITORE. Con Costanza Bondi, fondatrice e coordinatrice del gruppo letterario
delle WOMEN@WORK, marchio con il quale ho voluto pubblicare il mio libro,
stiamo, poi, lavorando a un nuovo progetto: un concorso letterario per racconti
brevi dal titolo “LE VENE VORTICOSE – Quando l’ironia è femmina”, anzi, se me
lo permetti, colgo l’occasione per invitarvi a partecipare. QUI trovate tutti i riferimenti.
Personalmente, infine, sto progettando il prossimo libro, un romanzo corale e
mi sto cimentando in nuovo genere, le fiabe per bambini, vedremo cosa ne verrà
fuori…
Grazie per essere stata con noi e a rileggerci presto!
Grazie a te per questo spazio. A prestissimo!
(Ricordo a chiunque volesse avere il suo spazio/intervista su questa stessa pagina che mi può scrivere a: info@roxieplace.com)
lunedì 4 febbraio 2013
Intervista ad Antonella Sgueglia
Oggi è nostra ospite la scrittrice Antonella Sgueglia.
Benvenuta, Antonella!
Antonella Squeglia |
Sei traduttrice Freelance di lingua inglese e ti occupi in modo particolare di testi tecnici e manuali. Ci racconti come hai intrapreso il percorso che ti ha condotto alla scrittura?
Grazie Rossana, per me è un piacere essere ospitata nel tuo blog. La passione per la scrittura è sempre stata presente nella mia vita, fin da bambina. Amavo scrivere favole, col tempo si sono aggiunte le poesie ma non avrei mai pensato di pubblicare un mio lavoro. In effetti, le favole che ho realizzato da piccola non le trovo più e le poesie le conservo gelosamente. L’anno scorso, invece, ho sentito un desiderio nascente di raccontare, di esprimere attraverso la scrittura ciò che serbavo dentro. Ho scoperto un mondo nuovo, una persona nuova capace di rendere in carne e ossa personaggi irreali ma verosimili.
Hai vinto il concorso, indetto da Aletti Editore, “Verrà il mattino e avrà un tuo verso, X edizione” con la poesia “Seppur nascessi cento volte”. Ce ne parli?
Certo. Innanzitutto devo specificare che il concorso non premiava un’unica poesia ma diverse che venivano poi raccolte in un’antologia. Un giorno lessi di questo concorso e decisi di inviare una poesia che avevo scritto per mio marito – ancor prima di pensare di pubblicare i miei romanzi – perché ero sicuro che avremmo conservato il ricordo di quel libro con la nostra poesia in un posto unico della libreria dello studio. In quei pochi versi ho provato ad esprimere ciò che provo per lui e, ogni volta che la rilegge, è come se gli rivelassi il mio amore. La poesia per me è molto intima, per questo non pubblicherei mai una silloge; i romanzi, invece, non hanno nulla a che fare con il mio quotidiano, seppur accade di avere degli aspetti in comune con i personaggi ma questo solo perché cerco di delineare il maggior numero di sfaccettature nei vari protagonisti.
Cosa ti piace fare, quando non lavori e soprattutto, non scrivi?
Adoro passeggiare all’aria aperta, stare con gli amici e la bella gente, quella che ti regala un sorriso e non ti guarda mai con invidia o sfida. Mi piace cucinare, ho anche un blog di cucina, leggo tanto e molti autori mi contattano per ricevere il mio parere sui loro lavori. Ascolto musica, canto, vado al cinema e disegno. Ultimamente è troppo poco il tempo libero, sto seguendo un corso di tecniche di scrittura, editing e correzione bozze, collaboro con autori e riviste fornendo racconti e recensioni. Insomma, non sto mai ferma e, diciamocelo, noi “casalinghe” dobbiamo soprattutto tenere a posto la casa.
A scuola con portamento |
Nel 2012 hai auto pubblicato, con KDP di Amazon, l’ebook per ragazzi “A scuola con portamento”. Di cosa si tratta?
“A scuola con portamento” è un romanzo per ragazzi, rivolto ad una fascia dai 9 ai 15 anni, ma lo consiglio anche alle ragazze più mature e alle madri che non riescono più a capire i propri figli. È la storia di Cri, un’adolescente di 14 anni che si ritrova senza difesa, le compagne della nuova scuola la prendono in giro e lei non riesce a ribellarsi. Teme, infatti, che sia una forma di razzismo, essendo lei mulatta. I suoi genitori sono separati e il padre è un semi-fantasma attaccato alle gonne delle donne. Si sente sola, nonostante abbia una madre e un’amica presente. È il racconto di una ragazza che sfida i suoi limiti, reagisce alle ingiustizie e vince. Frequentando un corso di moda, supera le sue insicurezze attraverso i consigli forniti che io ho voluto ricreare nel mio libro sia per alleggerire il racconto ricco di problemi sociali ma anche per consigliare le giovani di oggi che si lasciano distruggere da una critica infondata e si allontanano dai propri obiettivi chiudendosi in loro stesse.
Programmi per il futuro?
In primavera uscirà un nuovo romanzo di narrativa femminile dal titolo “Dove osano le farfalle”, pubblicato con EMV Edizioni quindi comincerà per me una promozione diversa da quella svolta finora ossia anche offline. “A scuola con portamento” ha destato l’interesse di numerose case editrici che intendono pubblicarlo, quindi posso asserire che la mia sfida verso l’autoproduzione stia volgendo al termine, e ne sono soddisfatta. A fine anno uscirà un altro mio lavoro e ho già in mente una nuova storia. Per adesso voglio far conoscere i romanzi che tenevo per me e spero regalino tante emozioni ai lettori.
Grazie per essere stata con noi, alla tua prossima avventura editoriale!
Roxie
(Ricordo a chiunque volesse avere il suo spazio/intervista su questa stessa pagina che mi può scrivere a: info@roxieplace.com)
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